VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

6 nov 2022

Ancora una chat degli orrori: coinvolti 700 ragazzini

Vietato ai minori di 14 anni

Impotente mi sento di fronte all’ingenuità, alla disattenzione, all’assenza di noi adulti nei confronti di figli e nipoti. Incapaci di renderci conto di cosa significhi mettere in mano a un ragazzino, perfino a un bambino, un cellulare. Per di più senza neppure il dubbio di verificare, costantemente, l’uso che ne fa. Ne abbiamo riparlato anche tre settimane fa. E adesso, dopo qualche giorno, le cronache hanno portato allo scoperto una nuova chat degli orrori. 700 ragazzini coinvolti. In tutta Italia. Instagram, WhatsApp, Telegram, TikTok i canali di comunicazione di bambini e adolescenti. Contenuti, dice la polizia postale, così raccapriccianti che essi per primi fanno fatica a guardare. Bambini abusati, violenze su persone e animali, pornografia e pedopornografia, simboli nazisti e fascisti. Imbrigliati nella rete e incapaci di reagire. Tanto meno di uscirne. In una sorta di gioco a chi posta l’immagine più forte. Più estrema. Coinvolti perfino bambini di dieci anni.

A denunciare il tutto una madre cui il figlio tredicenne chiede finalmente aiuto: è ricattato e non ce la fa più a reggere, appesantito anche dall’obbligo di mantenere il tutto in grande segretezza. Qualche anno fa incontrammo un’altra chat, The shoah party l’avevano chiamata. Anch’essa frequentata da minorenni. E ora il problema riemerge. Ma stiamo certi che accanto a una che viene scoperta ce ne sono molte altre ancora nascoste.

 

Da noi queste cose non capitano, direte. E invece vi sbagliate. Ma ti odiamo tutti, non lo capisci? / È inutile che fai tanto la figa / Ma te sei brutta, chi ti credi di esse / Ma sta’ zitta, non ti sei vista allo specchio te? / Troia, ma chi ti credi di esse’? Una chat, undici anni. In una delle nostre scuole: messaggi vocali tra due ragazzine. Segue un’immagine: un uomo nudo cui è stato aggiunto un seno di donna. Ancora, stessa età: Io so’ con te eh, andiamo a bombardaje sia la macchina che casa / Hai pienamente ragione: ci ha caricato, ma comunque io spero non faccia media, perché se fa media, giuro, veramente je bombardo casa, non sto a scherza’ / Adesso me metto alla ricerca sul dark-web con un amico mio e cercamo delle armi da fuoco per uccidere la prof / Oh, io so’ completamente d’accordo con te... Sono maschi, stavolta. E dopo un po’ immagini di armi da fuoco carabine pistole. Sì, ma stanno scherzando, ci verrebbe da dire. A undici anni sono esagerati, non faranno mai una cosa del genere. No, magari no. Ma cosa sanno a dieci undici anni del dark-web? Meglio, cosa sappiamo noi adulti del dark-web? Perché il rischio è proprio che noi siamo addormentati di fronte alle situazioni che vivono i nostri figli. Mio figlio non farà mai una cosa del genere ci diciamo, per volerci tranquillizzare. Lui da solo forse no. Ma vogliamo considerare il peso del gruppo e la forza che esso esercita a quest’età?

 

Lo chiamiamo smart-phone, cioè intelligente. Cos’ha di intelligente? Che sa fare tante cose. Ma è proprio qui il punto: sa fare tante cose. Perché è tutt’altro che un telefono. È una porta aperta sul mondo. Porta e finestre. Spalancate. Può entrare e uscire di tutto.

Lo sappiamo, ma non vogliamo vederlo. Sono giovani quarantenni i genitori di questi ragazzini. All’età dei vostri figli voi non avevate uno strumento tanto potente. Gli mettereste in mano, in prima media o perfino in seconda terza elementare, una bomba innescata o una pistola carica? Non ci rendiamo conto che gli diamo uno strumento che gli mette il mondo in tasca. Il mondo che non può gestire. Meno ancora controllare. Come minimo non possiamo lasciare nelle mani di dieci dodicenni un telefonino senza verificare costantemente che uso ne fanno. Ma dico di più. È discussione aperta tra psicologi e pedagogisti: proibire l’uso dello smartphone prima dei 14 anni. Io sono d’accordo. Proibizionismo? Nient’affatto. Per l’alcool o le sigarette, per guidare un’auto o esprimere l’opinione politica con il voto ne chiediamo diciotto. Per usare uno smartphone nessuna regolamentazione. Ricordiamo: il cervello umano raggiunge la sua maturazione solo intorno ai vent’anni. Siamo arrivati che alla prima comunione, otto nove anni, per quei pochi che ancora non ce l’hanno, è un must, un dovere regalare il telefonino. E smettiamola di gridare alla libertà. Quale libertà? Quella di farsi del male. Quella di ritrovarsi incastrati in gruppi di violenza e di perversione. O vittime di un’aggressione continua, ripetuta, sistematica, ancora più pesante da sostenere perché non ha neppure i limiti della presenza reale. Cyberbullismo.

 

L’impegno che ci siamo presi con la vita, noi adulti, ci chiede di garantire ai più piccoli una crescita sana. Se non lo facciamo noi, chi altri può farlo? Non solo. Se non ora, quando? Vogliamo aspettare altre 700 vittime di chat dell’orrore? E ancora 700 e altre 700?

La storia della stalla chiusa quando i buoi sono già scappati vediamo di non dimenticarla...

 

 

* Vi invitiamo a leggere:  Si può fare, ma si può fare?Dissociati? Babbo... dorme,  Il veleno nell'orecchio,  Lèggere per pensare,  Telefonini & C,  Cinque ore di libertà