Caro amore mio,
Oggi celebriamo il nostro decimo anniversario di matrimonio, un traguardo che ha reso il mio cuore ancora più pieno di amore e gratitudine. È difficile credere che siano già passati dieci meravigliosi anni dalla giornata in cui abbiamo unito le nostre vite e giurato di amarci incondizionatamente. Guardando indietro, mi rendo conto di quanto abbiamo superato insieme. Abbiamo attraversato alti e bassi, gioie e sfide, ma in ogni momento ho sempre saputo che tu eri al mio fianco. La tua forza, la tua dolcezza e il tuo amore infinito mi hanno sostenuto e mi hanno dato la sicurezza di poter affrontare qualsiasi cosa. Se dovessi scegliere una sola parola per descrivere il nostro amore, sarebbe "magico". La connessione che condividiamo è qualcosa di speciale e unico, un sentimento che nutro ogni giorno e che mi fa sentire completo. Sei la mia anima gemella, la mia compagna di vita e il mio migliore amico. Non posso immaginare un mondo senza di te.
Attraverso gli anni, ho imparato che l'amore non è solo parole romantiche o momenti di felicità, ma anche un impegno costante per essere lì l'uno per l'altro. E tu, amore mio, sei stata la mia roccia, il mio sostegno incondizionato. Hai ascoltato le mie preoccupazioni, asciugato le mie lacrime e mi hai dato la forza di continuare anche quando tutto sembrava perduto. Sei la mia fonte di ispirazione e la ragione per cui sorrido ogni giorno. Guardando avanti, non vedo l'ora di condividere il resto della mia vita con te. So che ci saranno ancora sfide e ostacoli da superare, ma sono sicuro che, insieme, possiamo superarli. Amore mio, grazie per questi dieci incredibili anni. Grazie per essere la mia anima gemella, la mia compagna di avventure e per rendere la mia vita così speciale. Non vedo l'ora di condividere molti altri anniversari insieme.
Ti amo oltre le parole e sarò per sempre tuo.
Con amore. Il tuo Claudio
Così Claudio alla sua compagna di vita nel decimo anniversario di matrimonio. Che ne dite? Non è proprio da buttare, chi sa quanti la sottoscriverebbero, uomini senza troppa fantasia o donne che sentono il rapporto di coppia... rallentato. C’è solo un problema: non è Claudio che scrive, né un uomo in carne ed ossa. Chi scrive è un computer. Ho detto a ChatGPT “scrivi una lettera a mia moglie nel nostro decimo anniversario di matrimonio”. E in meno di un minuto esce sullo schermo, parola dopo parola, con una velocità che non potrebbe sostenere neppure una dattilografa professionista sotto dettatura, questa lettera. È una delle tante cose che sa fare la cosiddetta Intelligenza Artificiale (IA). Scrivere un testo decente. O anche buono.
Due considerazioni facciamo oggi. Sapendo che, data l’attualità di questo tema, dovremo senz’altro ritornarci.
La prima. Non c’è nessuna magia. Né un qualche spirito o folletto nascosto tra i chip del computer. Il programma ha un serbatoio (quasi) infinito di parole e frasi cui può attingere. Parole e frasi che si connettono e si richiamano tra loro per affinità di significati. Gliene ho date quattro lettera-moglie-matrimonio-anniversario. E lui, pescando nel suo enorme serbatoio, le ha combinate insieme. Facendole diventare una lettera.
L’altro pensiero. Tra ciò che scrive un programma di IA e ciò che può scrivere uno di noi c’è una differenza abissale. Infinita. Non nei contenuti, ma nella sostanza. Prima di tutto il programma di IA non sa cosa scrive. Nel senso che non ne comprende il significato. Per lui è importante che ci sia una logica, del tutto meccanica, nella combinazione di parole e di frasi. Io, invece, lo so. Io so cosa sto scrivendo, a quali pensieri voglio dare la parola perché possano uscire da me e arrivare alla persona cui mi rivolgo. Il programma, per quanto raffinato, non ha sentimenti o emozioni: “caro amore mio”, o “ti amo oltre le parole e sarò per sempre tuo” sono per lui solo una combinazione di segni, un intreccio di lettere e parole che si richiamano tra loro. Se sono io a scrivere, invece, le parole che metto sulla carta rappresentano me. Il mio mondo interno. La mia intelligenza. Il mio cuore, la mia anima.
Continuiamo pure a chiamarla intelligenza, anche se sarebbe più esatto dire abilità, o capacità. Ma non dimentichiamo l’aggettivo. Artificiale. Perché una macchina potrà superare in velocità, nell’elaborazione di dati, il mio cervello: è già in grado di farlo ampiamente e lo farà sempre di più. Ma mai potrà disporre dell’intelligenza (dal latino intus dentro e legĕre lèggere) che è la capacità di guardare dentro. Una macchina non ha nessun mondo interno da guardare. La mia intelligenza si coniuga con affettività, emozione. Progettualità, coscienza, consapevolezza. Ricerca di senso rispetto alla vita e alle scelte che faccio. Sono aspetti che solo l’essere umano è in grado di attivare. E di vivere.
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