Cara mamma,
hai fatto tutto tu. Io ci ho messo ben poco. No, a pensarci bene, è tanto quello che ci ho messo. Tutto quello che avevo, la mia energia vitale. Ma per quanto forte, senza di te non avrei potuto far nulla. Non sarei neppure al mondo. Non lo so, e credo che non lo saprò mai, com’è che hai pensato a me. Né so con chi l’hai fatto. O forse neppure mi pensavate. Mi dicono che siamo tanti a nascere... inaspettati. Dev’essere la forza della Vita che gioca con le donne e gli uomini. Da sempre.
Mi piacerebbe avere notizie di te. Come ti chiami, come sei fatta, quanti anni hai, che lavoro fai, dove abiti. Vedi quante domande: ma lo sai, noi bambini siamo molto curiosi e i nostri perché non finiscono mai. Una cosa comunque la so, e non è cosa da poco: tu mi vuoi bene. Me ne hai voluto e continui a volermene. Proprio tanto. Non avresti fatto, altrimenti, una scelta così dolorosa. Anzi, due. La prima quando hai deciso, dopo la sorpresa del mio arrivo, di farmi vivere dentro di te; la seconda quando mi ha portato qui, affidandomi a mani sicure.
Cerco d’immaginare cosa possa essere successo, anche se so che è solo di questa, la mia immaginazione, che dovrò accontentarmi. Devi esserti trovata tanto sola in quel momento. Forse neppure i tuoi, la mamma e il babbo, riuscivano a darti quella vicinanza di cui avevi bisogno. Chi sa, i miei nonni, i miei zii, le tue amiche ti dicevano che non era il caso che mi facessi nascere, che ero arrivato in un momento sbagliato per la tua vita, che ti saresti trovata sola con un bimbo piccolo, che non ce l’avresti fatta. Che sarebbe stato meglio fare un aborto: in fondo si trattava solo di un piccolo intervento. Anzi, adesso mi hanno detto che si può fare anche con una pillolina: sì, non è proprio senza pericoli prenderla, ma se non altro eviti di andare in ospedale. Ma tu no. Tu devi esserti detta: questo bambino è venuto, e io lo voglio tenere con me. Se lui decide di continuare a vivere, io ci sto.
E il babbo? Perché questo io lo so, me l’hanno spiegato, bisogna essere in due per mettere al mondo un bambino. Ma lui? Non so, mi dicono che gli uomini certe volte se la fanno sotto. Sono il sesso forte, ma di fronte a un bambino che arriva non sempre danno il meglio di sé. Tanto più se questo bimbo non era programmato. Ti voleva bene, almeno? Almeno un po’. Mi piacerebbe che fosse così, se non altro posso pensare che non sei stata completamente sola in tutto questo tempo. Nove mesi. Lunghissimi da una parte, altrettanto rapidi dall’altra. Lo sapeva, almeno, che io ero arrivato?
Vedi quante domande mi faccio. Lo so che non avrò mai tutte le risposte. Ma una, la prima, la più importante, quella fondamentale, ce l’ho. Tu mi vuoi bene: non m’avresti accolto dentro di te, non m’avresti permesso di venire al mondo se non mi avessi amato.
Poi ho capito una cosa: se mi hai portato sulla Culla per la Vita e hai avuto la forza di lasciarmi lì, questo è l’altro più grande gesto d’amore che potessi fare. E l’hai fatto a me. Nonostante il dolore che riempiva il tuo cuore. Nei giorni in cui ha maturato questa decisione. E non so neppure immaginare quante lacrime hai dovuto ributtare dentro quando ti sei ritrovata, una volta uscita, senza di me. Era il giorno di Pasqua. Mi hai anche lasciato un bigliettino «Ciao, mi chiamo Enea. La mamma mi vuole bene ma non mi può seguire...». Un’opera d’arte. Un capolavoro. Ci farò un quadro. E lo terrò sempre con me.
La mamma mi vuole bene ma non mi può seguire. Ma fino all’ultimo s’è presa cura di me. S’è voluta accertare che ci fossero mani sicure ad accogliermi, adesso subito. Sicura che una mamma e un babbo arriveranno molto presto per me. Mi prenderanno con loro, mi faranno crescere, fare la mia vita, realizzare i miei progetti. Non è solo una culla calda quella su cui mi hai deposto: è una casa, una famiglia, quella che hai voluto assicurarmi. E anche questi due genitori ti ringrazieranno: ti saranno sempre grati perché hai dato loro quel figlio che da soli non avrebbero potuto incontrare. Sì, io ho capito quanto mi vuoi bene. E sono sicuro che, come io non ti dimenticherò, neppure tu lo farai.
Un’altra cosa voglio dirti prima di lasciarci. Nel tempo succederà che avrai qualche ripensamento: se l’avessi tenuto con me, se avessi avuto un po’ più di coraggio, chi sa come sarebbe stato, come sarebbe oggi... Mamma, sta’ tranquilla. Ciò che hai fatto è il meglio che tu potessi fare. Per me e per te. Anch’io, qualche volta, sentirò la tua mancanza. E anch’io mi farò le stesse domande. Ma sono sicuro – e un bambino, lo sai, non si può sbagliare! – che, sia pur a distanza e senza nessun contatto fisico, ce lo ricorderemo a vicenda: la mamma ha fatto il meglio che potesse fare. Mi ha voluto bene. Con tutto il bene che poteva.
Grazie, mamma. Il tuo Enea.
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Il giorno di Pasqua un neonato è stato deposto sulla Culla per la Vita del Policlinico di Milano