VOCE DELLA VALLESINA Settimanale di informazione - Colloqui con lo psicologo - di Federico Cardinali

30 lug 2023

Tra corpo, mente e anima. Un lungo viaggio

Quindici anni

Era il 27 luglio 2008 quando ci siamo incontrati per la prima volta su queste pagine. Un viaggio intorno all’uomo. Così c’eravamo ripromessi. Il viaggio è partito: oggi è la 675a tappa. E non siamo ancora arrivati! Anzi, man mano che camminiamo vediamo crescere ricchezza e complessità, dentro e intorno a noi. Da esploratori principianti ci muoviamo, e ovunque giriamo lo sguardo qualcosa ci sorprende, e cattura la nostra attenzione. Sappiamo dove vogliamo arrivare? No. Però una cosa sappiamo: ciò che ci guida è il desiderio di conoscere. È un desiderio insito nella nostra stessa natura. È l’energia che fa camminare la scienza, nelle sue sempre più numerose articolazioni. Che ci porta ad entrare nella realtà, che ci circonda e di cui siamo parte, per tentare di coglierne il funzionamento. Per correggerlo perfino, quando cogliamo che certi meccanismi ci arrecano danno. Pensate a tutta la ricerca in ambito sanitario, volta non solo a comprendere sempre meglio biologia e psicologia, ma anche a intervenire di fronte a certe alterazioni. Quando rischiano di tradursi in malattia o in disabilità. O alla problematica sempre più emergente che racchiudiamo nelle parole mutamento climatico.

Ma il desiderio di conoscere non si ferma di fronte al come delle cose: è a questo che punta tutta la ricerca scientifica. Esso ci spinge oltre. A chiederci anche il perché. Quale ne sia, cioè, il senso. Il senso dell’universo. Della vita. Del nostro essere nel mondo. E andiamo avanti, ben consapevoli che chiederci perché esiste tutto questo, cioè a quale scopo, fino a tenere aperta la domanda sul significato della stessa nostra esistenza, sia davvero qualcosa che va oltre i confini di un laboratorio. Ma siamo sicuri che sia buono, per noi, incamminarci su queste strade, o non è piuttosto una pretesa che oltrepassa i confini della mente?

 

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza
dice Ulisse ai suoi compagni di viaggio. Parole eccelse diremmo noi, oggi. Eppure Dante lo colloca nell’inferno. E non solo perché consigliere fraudolento e maestro d’inganni, ma soprattutto perché aveva osato oltrepassare i confini segnati dagli dèi all’ingegno umano. Questa la sua colpa. Al punto che la piccola imbarcazione che portava lui e i suoi compagni, poco dopo aver oltrepassato le Colonne d’Ercole, viene presa in una tempesta... infin che ’l mar fu sovra noi richiuso, racconta. E non basta. Tutto questo avviene come altrui piacque.[1]

Ma è davvero una colpa seguir virtute e canoscenza? Questo è l’interrogativo di Dante. E questo sembra essere l’interrogativo che da sempre accompagna l’umanità. Da quando ha raggiunto... l’età della ragione. Cioè la consapevolezza. Non a caso, infatti, anche nel mito biblico delle origini, la cui stesura risale al IX sec. a.C., troviamo uno strano ordine sulla bocca del Creatore. Dopo aver formato l’essere umano ed aver posto in lui il suo stesso spirito vitale, lo colloca in un giardino ricco di ogni bendidio, dove tutto è a sua disposizione. Ma con un limite: dell’albero della conoscenza del bene e del male tu non mangerai, perché dal giorno in cui ne mangerai, tu morrai.[2]

 

Su nessun altro mito, in questi ultimi venti secoli, abbiamo tanto discusso, riflettuto, cercato, meditato, litigato, scritto... nel tentativo di coglierne i significati. Una cosa, comunque, appare chiara: non è un vincolo alla ricerca. Non impedisce il farci le domande. Sul mondo, sulla vita. Su noi stessi.

Non può essere un Dio, comunque lo vogliamo chiamare, che ha paura delle domande che nascono nella nostra mente. Sono gli uomini che vogliono impadronirsi degli altri uomini ad averne paura. Panico. Pensate alla Russia di Putin, dove se osi esprimere anche solo un dubbio rispetto alle decisioni del capo vieni eliminato o, nella migliore delle ipotesi, rinchiuso in un qualche carcere della Siberia. Pensate all’Iran degli Ayatollah, o all’Afghanistan del taliban dove se sei donna ti è vietato perfino poter studiare. È cronaca di questi giorni un Egitto dove il reato d’opinione è legge di riferimento.

Chi ha paura della libertà di un pensiero che si fa domande? Non certo il Creatore di questo pensiero: ma su questo, credo, tutti noi che cerchiamo di coltivare una dimensione religiosa della vita sappiamo di poterci ritrovare. Chi ha paura è chi pretende d’imbrigliare il pensiero altrui. Politico o religioso, è sempre di gestione del potere che si tratta.

 

In tutti questi anni, per tornare a noi, tante domande abbiamo condiviso. Più domande che risposte, credo. Consapevoli, come siamo, che sono queste che guidano la conoscenza. Certi che una risposta che non fa nascere altre domande non è una buona risposta. El sueño de la razón produce monstruos, il sonno della ragione crea mostri, ricorda Goya.[3]

Quanto ancora continuerà questo nostro viaggio? Non so. Quanto so è che possiamo dirci GRAZIE. Perché questo viaggio l’abbiamo fatto insieme. In buona compagnia. E insieme andiamo avanti...

 

 

[1] Inferno, XXVI

[2] Genesi, 2

[3] F. Goya, 1797

 

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Qui potete trovare il primo articolo del 27 luglio 2008:  Il corpo, la mente, l'anima