Chi di fronte a una giornata di sole non dice oggi è una bella giornata? Ecco, è qui il punto: l’inverno da cui siamo usciti è stato pieno di belle giornate. Ma se appena un po’ ci fermiamo, subito è la preoccupazione che arriva. L’inverno mite ci ha permesso di superare il rischio di non farcela con i problemi di approvvigionamento di energia a seguito delle sanzioni alla Russia. Ma se appena un po’ allarghiamo lo sguardo, ci accorgiamo subito che la siccità che l’ha accompagnato e la temperatura tendente sempre più al caldo ci mettono davanti agli occhi la più grande crisi climatica degli ultimi tempi. Aprendo la conferenza dell’ONU sull’acqua, il mese scorso, il segretario generale Gutierrez ha detto: “È ora di porre fine all’inesorabile e insensata guerra alla natura, e di offrire il futuro sostenibile di cui il nostro clima ha bisogno e che i nostri figli e nipoti meritano”. Guerra alla natura.
La crisi idrica è a livello mondiale: 2miliardi di persone non hanno accesso all’acqua potabile. Clima e acqua, legati e interdipendenti. Inondazioni, alluvioni, siccità, frane. Siccità lampo, perfino. Tutto questo mette in crisi anche la biodiversità. Specie animali costrette a migrare dai loro territori naturali e a rischio di sopravvivenza. Alberi che bruciano e non sono rimpiazzati. Non solo, boschi e foreste, bruciando, riversano nell’atmosfera tutta quella CO2 che avevano respirato: erano riusciti a trasformarla per noi in ossigeno di vita, e ora, morendo, ce la ridanno.
Riusciremo a restituire alla terra una parte degli alberi che le abbiamo sottratto? 330 milioni di euro ci dà l’Europa per 6milioni e mezzo di piante da mettere a dimora nelle nostre città entro il 2024. Poca cosa. Ma intanto inquinamento un po’ ridotto, aria più respirabile e temperature meno asfissianti. E noi? A maggio dell’anno scorso il Ministero dell’ambiente chiarisce che per raggiungere l’obiettivo del 2022 si può prevedere “l’uso di semi finalizzati al rimboschimento”. Ma i semi sono alberi? Una ghianda è già una quercia?
Il tasso di aumento della temperatura nell’ultimo mezzo secolo è il più alto degli ultimi 2mila anni. È già salita di oltre 1 grado rispetto a un secolo e mezzo fa; 1,5 se guardiamo il Mediterraneo. Un grado non è poca cosa: se il termometro ci dà 38 invece di 37 non fa differenza? Il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) ci informa che l’anidride carbonica ha raggiunto il record degli ultimi duemilioni di anni. È ormai acquisito da tutto il mondo scientifico che responsabili del riscaldamento globale degli ultimi duecento anni siamo noi umani. “Camminiamo su un ghiaccio sempre più sottile e che si scioglie in fretta” ricorda il segretario delle Nazioni Unite.
Ma noi continuiamo con i conflitti. Con le guerre. Giochiamo a chi ha gli strumenti di distruzione più devastanti. Un nuovo ordine mondiale dicono di voler costruire i cosiddetti potenti della terra. Sì, possiamo anche pensare di vincere sul nemico di turno, ma non possiamo vincere sul pianeta. La guerra alla natura è persa in partenza: la terra non ha bisogno di noi, siamo noi ad aver bisogno di lei. Del suo equilibrio. Del suo ossigeno, del nutrimento che può darci. Possiamo alterarne l’equilibrio. Ce la possiamo fare: risultato sarà che distruggiamo noi stessi.
Quando guardo quelle immagini che giungono dalla guerra, dalle guerre, e vedo tutta quella distruzione, case palazzi auto camion carrarmati aerei missili, mi chiedo: quanto tempo dovrà impiegare il pianeta per metabolizzare tutto questo veleno? E quando guardo le mie nipotine, due e cinque anni, e con loro tutti i bambini... su che mondo li faremo vivere?
I comportamenti di oggi avranno conseguenze sul pianeta per migliaia di anni.
Sì, di un nuovo ordine mondiale abbiamo bisogno. Che significa un nuovo contratto. Con la terra. Con l’acqua, con il clima, con gli altri viventi. E tra noi umani. E non lo si raggiunge con i missili, né con i carrarmati. Completamente impotenti anche le atomiche, tattiche o strategiche che siano, di cui abbiamo riempito gli arsenali e di cui continuiamo, stupidamente, a fare vanto.
Nel mito biblico delle origini troviamo: «Il Creatore ha pronunciato su di loro [la donna e l’uomo] la benedizione e ha detto: “Siate fecondi, moltiplicatevi, riempite la terra, percorretela; governate i pesci del mare, i volatili dei cieli, tutti gli esseri che strisciano sulla terra”».[1] Ma noi, uomini del nostro tempo, abbiamo barato: percorrete la terra (ebr. kabàsh) dice il Creatore, e noi abbiamo tradotto, e continuiamo a tradurre, soggiogatela; governate (ebr. radàh) gli altri viventi Egli dice, e noi subito dominate sui pesci del mare, ecc.
Se racchiudiamo in un anno solare i 13miliardi800milioni di anni dell’Universo, homo sapiens compare appena alle 22:30 del 31 dicembre. Arrivati adesso, dunque. E subito ci siamo posti da padroni. E cos’abbiamo combinato?
[1] Genesi 1,28
*
Su questa pagina Un abbraccio con la natura sono indicati alcuni pezzi che v'invitiamo a leggere