23 giu 2024
Esposta la lista delle conquiste femminili dei liceali maschi
Genitori… da sospendere?
La classe non è acqua, si dice. Una riprova? Il liceo Visconti di Roma, questi giorni. In realtà sei anni fa ce n’aveva già fornita un’altra. Nella scheda di autovalutazione, per dire del suo sangue blu, scriveva: “Le famiglie che scelgono il liceo sono di estrazione medio alta borghese… la percentuale di alunni svantaggiati per condizione familiare è pressoché inesistente… tutti, tranne un paio, sono di nazionalità italiana e nessuno è diversamente abile. Tutto ciò favorisce il processo di apprendimento”. Che dire? Altro che scuola del merito. Un corpo studenti scelto, capace, italiano, bianco… che più bianco non si può. Del resto, tutti sappiamo quanti big, di ieri e di oggi, sono usciti da questa scuola. Politici, giornalisti, professionisti d’ogni specie.
Ulteriore prova dell’alto livello ce l’ha data questi giorni. Su altro terreno stavolta. E con i tempi che corrono, vedi certi neoparlamentari europei, non è poi affatto da sottovalutare. Machismo puro. Maschilismo di prim’ordine. Sulla porta di un’aula scolastica è apparso un foglio con un elenco di nomi. Che cresceva di giorno in giorno. Finché uno dei docenti l’ha notato e, chieste spiegazioni, s’è sentito rispondere che era l’elenco delle conquiste femminili di alcuni studenti, maschi, del quinto anno. Ragazze con cui avrebbero avuto una qualche intimità, dal bacio o altro, fino al rapporto sessuale. Un semplice elenco di conquiste. Ragazze, trofei da esporre in bacheca. Nel liceo più in di Roma. Studenti del quinto, quindi pronti per la maturità (!?), avendo completato gli studi e il processo formativo educativo in una scuola di così alto livello. Qualcosa da ridire?
Diciamoci intanto com’è andata a finire. Venuta a conoscenza del fatto, la direzione ha autorizzato l’assemblea del collettivo femminista, Visconti in rosa, alla quale avrebbero poi partecipato anche i maschi, e i cinque eroi, i conquistadores, alla fine avrebbero chiesto scusa, consapevoli, sembra, della stupidità di cui avevano dato ampia prova. Anche della gravità di quanto avevano fatto? Dalle cronache non ci è dato sapere.
Ma su, è una ragazzata! Eh, no. Non è una ragazzata. È la spia di un pensiero. Anzi, anche se a qualcuno non piace, è il sintomo di una malattia. Non è catalogata nel DSM-5, neppure nell’ICD-10 (sono i manuali ufficiali che classificano i disturbi: mentali il primo, organici l’altro). È una malattia del pensiero. Si chiama maschilismo. Dice così: il maschio è il padrone, la femmina gli è sottomessa. Lui è il cacciatore, lei la preda. Lui ha il diritto/dovere di conquistare, lei è il bottino. E se bottino non vuole essere, si tuteli: non esca di notte, non frequenti luoghi bui, non beva e non faccia uso di sostanze, non sia provocante nel vestire o nell’ammiccare, non si fidi degli amici, ecc. ecc. ecc. Suona male, vero? Sì, malissimo. Perché è questo il terreno su cui la violenza, che pure dà ampia prova di sé in tanti settori della vita, privata e pubblica, diventa violenza di genere. Negli stessi giorni del Visconti, nel modenese una ragazzina di 12 anni veniva aggredita da due compagni, poco più che coetanei: uno la violentava, l’altro riprendeva la scena. Altro fatto simile appena due giorni dopo. E questi sono soltanto quelli che giungono alla cronaca, se è vero che una donna su trenell’arco della sua vita subisce una qualche forma di violenza, fisica e/o sessuale (Istat).
Subito s’è ri-parlato della necessità d’inserire l’educazione affettiva e sessuale nella scuola. Certo. Ma pensiamo forse che un’ora di lezione possa cambiare radicalmente questo stereotipo sessista del maschio-cacciatore e della femmina-preda? Importante, certo, che la scuola si occupi di affettività, di relazione uomo donna. Fin dall’infanzia, e su su, primaria, secondaria, fin oltre l’università. Ma nello stesso tempo abbiamo bisogno di rivedere i modelli che in famiglia si vivono, quindi si trasmettono alle nuove generazioni. La relazione tra i genitori è la prima scuola di educazione affettiva e sessuale. Così come le relazioni tra gli insegnanti a scuola, maschi e femmine. Battutine o sguardi o ammiccamenti, pur quasi impercettibili tanto sono rapidi e veloci, diventano messaggi subliminali che trasmettono un modello. Nel bene e nel male.
Di questa consapevolezza, credo, abbiamo bisogno. Pur utili come momenti di riflessione e di stimolo alla presa di coscienza, non sono le lezioni in cattedra che trasmettono educazione o diseducazione nella sfera affettiva e sessuale. Assai più incisivi sono gli atteggiamenti che mettiamo in atto noi adulti, i modi in cui ci rapportiamo tra noi, donne e uomini. Sono questi che segnano con il loro colore la mente e il cuore dei più piccoli.
Al liceo parlano di sospensione, o di voto in condotta. Sì, ma sospensione e voto in condotta andrebbero dati ai genitori e agli educatori di tanti ragazzi e ragazze, bambine e bambini.