Nel giorno della preghiera, il venerdì dei musulmani, abbiamo visto e sentito il discorso di Khamenei, guida suprema in Iran. Chi legittima il terrorismo si qualifica da solo, chiunque egli sia. Passi che un presidente minacci ritorsioni nei confronti di chi aggredisce il suo popolo. La politica, nei regimi totalitari, viaggia spesso con gli eserciti. Anche se stavolta sono disorientato di fronte ad una democrazia, Israele, che sta parlando solo la lingua delle armi. Silenziando ogni possibile dialogo. Non so accettarlo.
Ma un’altra cosa mi è ancora più difficile d’accettare, che chi si proclama guida suprema, cioè guida spirituale, si possa rivolgere al Buon Dio, fare qualcosa che chiamiamo preghiera, con il fucile in mano. Come se nel mondo della religione il tempo si fosse fermato. E il pensiero sia ancora quello di vedere Dio come un dio-di-parte. Alleato di un popolo, contro un altro. Così sembra ragionare Khamenei. Così, per restare in quell’area geografica, ragiona Israele, se qualche giorno dopo l’attacco terroristico del 7 ottobre Netanyahu, a sostegno della strage che stava portando a Gaza, prende una pagina della Bibbia di tre millenni fa, in cui il Dio-di-Israele, dio-di-parte, comanda al suo popolo di uccidere e massacrare un altro popolo: Va’ dunque e colpisci Amalek e vota allo sterminio quanto gli appartiene, non lasciarti prendere da compassione per lui, ma uccidi uomini e donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli e asini.[1] Ma quello era un dio costruito da un popolo che voleva conquistare la terra di un altro: già allora l’uomo si faceva scudo di una divinità costruita a proprio uso e consumo.
Ma oggi un dio-di-parte vive anche a Mosca, se Kyrill, guida della chiesa russa, dichiara santa la guerra scatenata da Putin. In Libano i terroristi si autoproclamano Partito-di-dio, Hezbollah. Un dio-tutto-loro che intima di annientare Israele. Figlio senz’altro di qualche altra divinità. Il Dio-lo-vuole delle crociate o il Gott-mit-uns dei nazisti li ricordiamo bene. Un nostro prete, del resto, in una lettera del 1940, così saluta i suoi parrocchiani: Preghiamo affinché la Vittoria venga presto a rallegrare i nostri focolari e così faremo festa ringraziando cordialmente Iddio. È per la vittoria la preghiera, non per la pace. Questi giorni, poi, un dio-di-parte è apparso anche a Pontida. Nasce lì la Santa Alleanza dei popoli europei contro… Attenzione, non una semplice alleanza. Ma un’alleanza santa.
Sembra d’essere tornati al tempo di Omero, quando Era e Atena, dee dell’Olimpo, offese da Paride, giovane principe troiano, che aveva dichiarato Afrodite la più bella delle tre, nella guerra che ne nascerà saranno in campo con i greci contro Troia.
Francesco, nel viaggio di ritorno da Singapore, ha detto che tutte le religioni sono un cammino per arrivare a Dio. […] C’è un solo Dio, e noi, le nostre religioni sono lingue, cammini per arrivare a Lui. Certo, ogni religione ha in sé del buono, è risultato della riflessione e della dimensione spirituale di un popolo, di una cultura. Il problema nasce quando dimentichiamo che non tutte le strade che una religione indica sono per il bene. Un Dio che posso pregare con il fucile in mano è un dio falso. Costruito a mio uso e consumo. A un dio-di-parte non si addice questo Nome.
Se Colui che chiamiamo Dio è la sorgente della vita, per gli umani gli animali le piante e tutto ciò che esiste, come possiamo pensare che possa allearsi con un popolo contro un altro? In pieno XXI secolo, capaci di viaggiare per il sistema solare e d’intravvedere l’immensità dell’universo, continuiamo a ragionare e a pensare come gli uomini delle caverne. Chi si trova oltre i confini, geografici culturali o religiosi, è un nemico. Da combattere. O, quanto meno, da respingere. Ma non siamo tutti figli della medesima Vita? Mi chiedo quale padre o quale madre, sano o sana di mente, potrebbe allearsi con un figlio per ucciderne un altro. Se dunque voi che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, ricordava Gesù di Nazareth, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono.[2] Ma noi chiediamo cose buone? O invece al Padre-e-Madre di tutti chiediamo di stare dalla nostra parte contro altri suoi figli?
Non prenderai il nome di Dio a sostegno del falso. È una delle Dieci Parole che il Dio del Sinai consegna a Mosè. Saranno le fondamenta su cui quest’antico e mitico condottiero costruisce la legge per il suo popolo. Non usare il nome di Dio per sostenere falsità. Quale falsità più di una guerra fatta in nome Suo? Continua il testo: perché il Signore Dio non giustificherà chi prende il suo nome per il falso.[3]
Una donna, o un uomo, oltre duemila anni fa così dialogava con Lui: Come di un idolo parlano di te, contro te usano il tuo Nome.[4] Che fine ha fatto tanta saggezza? Dove l’abbiamo relegata?
[1] 1 Sam 15,3
[2] Matteo 7,11
[3] Deut 5,11
[4] Salmi 139,20
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