Nel Vangelo di Luca troviamo parole che mi lasciano sempre con un interrogativo. Mentre invia alcuni dei suoi nei villaggi vicini, Gesù di Nazareth dà loro alcune norme di comportamento e indica con quale atteggiamento dovranno rivolgersi alle persone che incontreranno. «In qualunque casa entriate - afferma - prima dite: “Pace a questa casa”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi».[1] Mi chiedo: dov’è in noi il figlio della pace? Mio timore è che si stia sempre più eclissando.
Da due anni la Russia continua a distruggere l’Ucraina. Un piccolo dittatore, ossessionato da sensi d’inferiorità di fronte ai grandi (?) del mondo, inaugura il nuovo anno con trecento missili e duecento droni. Veicoli di morte. Insieme a dichiarazioni farneticanti: “Nessuno fermerà la Russia. Non arretreremo mai, nessuno potrà dividerci”.
Non lontano da lì, altra terribile guerra in quella che continuiamo a chiamare Terra Santa. La Palestina. Terra contesa. Nome più appropriato. Contesa tra due popoli che continuano a ignorarsi. Peggio, a volersi distruggere. A vicenda. E tutti chiamando in campo la religione. Prostrati, da una parte, nella rituale preghiera ad Allah per organizzare al meglio azioni di terrorismo. Dall’altra, presidente di un paese democratico, Netanyahu arriva a impadronirsi della Bibbia per giustificare la distruzione che sta portando a Gaza. In uno dei suoi discorsi, riapre un testo del VI sec. a.C. che richiama vicende che risalgono addirittura a cinque secoli prima, ai tempi del re Saul e di Samuele, profeta di Yhwh: «Così dice il Signore degli eserciti: “Ho preso in considerazione quello che Amalek fece a Israele... Or dunque va’ e colpisci Amalek e vota allo sterminio quanto gli appartiene, senza nessun riguardo, mettendo a morte tutti, uomini e donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli e asini”».[2] Tremila anni sono passati da allora. Invano sembra. Se ancora siamo con... il Signore degli eserciti.
E non sono soli in questo esercizio blasfemo. Già Putin aveva dato. Ad appena un mese dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, in un discorso alla folla costretta a riempire lo stadio Lužniki, prende le parole del Vangelo per sostenere la sua guerra di aggressione. “Nessuno ha un amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici” dice, a giustificazione e sostegno per i soldati inviati a portare morte e distruzione a un popolo fratello.[3] Anche qui con la benedizione dell’uomo di religione, il patriarca Kyrill. Parole anch’esse tradite. Il Maestro le aveva dette pensando a quella che sarebbe stata anche la sua morte, gesto estremo di coerenza e d’amore.
Altri nomi risuonano agli orecchi di chi guarda il nostro mondo in questi primi giorni del nuovo anno. Accanto a Ucraina e Medio Oriente, a noi vicini e familiari, ci sono Armenia e Azerbaigian, Iran, Yemen, Etiopia, Repubblica Democratica del Congo e Grandi Laghi, Sahel, Haiti, Pakistan... in un elenco di guerre e guerricciole che sembra non avere termine.
Platone indicava come caratteristiche dell’uomo di stato l’essere giusto e pio. Alla ricerca, cioè, della giustizia e rispettoso delle leggi che regolano i rapporti umani. Capace di andare perfino oltre le leggi scritte. Ma noi, dopo duemila400 anni, continuiamo a farci governare da politici mediocri, incapaci di guardare oltre il proprio piccolo interesse – e lasciamo perdere l’onorevole fratello d’Italia che va con la pistola in tasca al cenone di capodanno! Chi sa, forse voleva prepararsi col botto alla... Giornata mondiale della Pace.
Sì, perché è ormai dal 1968 che il 1° gennaio è Giornata Mondiale della Pace. Paolo VI, istituendola e invitando il mondo a farla propria, al di là di ogni credo, religioso o laico, scriveva: “Pace non è pacifismo, non nasconde una concezione vile e pigra della vita, ma proclama i più alti ed universali valori della vita: la verità, la giustizia, la libertà, l’amore”. Utopia? Parole al vento? Sì, se addirittura arriviamo a tradire i testi sacri e le tradizioni religiose prendendoli a sostegno della violenza cui affidiamo le relazioni tra i popoli.
Quest’anno Francesco, per l’occasione, invita a guardare i progressi della mente umana nel campo della scienza e della tecnologia. Intelligenza artificiale chiamiamo l’ultima creazione del nostro ingegno. Ma una domanda di fondo abbiamo bisogno di tenere aperta: saremo capaci di utilizzarla per il bene e il progresso dell’umanità, per accrescere il benessere e la pace tra i popoli, o anche questa prenderemo a sostegno e potenziamento dell’energia distruttiva alla quale sembra che stiamo affidando il governo del mondo?
Antiche come le montagne, sosteneva Gandhi, sono la verità e la non violenza. Recuperando il figlio della pace che abita ciascuno di noi, muoviamoci per dissotterrarle da dove le abbiamo... relegate!
[1] Luca 10,5-6
[2] 1 Samuele 15,3
[3] Giovanni 15,13