Dicembre. Inizia la corsa ai regali. Un’attesa. Un incubo. Sì, sono i due estremi dentro cui è ormai abitudine ritrovarci. Magari con una differenza, l’attesa è più dei piccoli, dei bambini, l’incubo di noi adulti. Con le tante cose inutili che andremo a comprare. Accompagnati dal solito interrogativo, pensando agli amici o ai parenti: che gli facciamo quest’anno? E cerchiamo di ricordare cosa gli abbiamo dato l’anno scorso. Ci viene un’idea, ma… chi sa se gli piacerà o sarà una di quelle robe che, riciclata, verrà rifilata a qualcun altro. Pensieri, domande. Che, tanto per cambiare, ci accompagnano, e ci appesantiscono un po’ tutto il mese. Così, oggi, ho deciso di fare qui una cosa praticamente inutile. Dare consigli. Non è questo, del resto, che devono fare gli psicologi da rotocalco? Quindi potete anche chiudere qui. Se invece volete proseguire, di consigli ne troverete due. Il primo è per il regalo ai bambini. Il secondo per il regalo agli adulti.
Con i bambini. Proviamo a ricordare com’è andata l’anno scorso. Tanti pacchetti sotto l’albero. Quello della mamma, quello del babbo. Poi quello della zia, dello zio, della nonna, del nonno. E Luca come l’ha presa? Felicissimo al vederne così tanti. Da aprire. Una sorpresa dietro l’altra. Poi? Poi guardava una cosa, poi l’altra, poi l’altra ancora. Confuso. E magari mentre provava a vedere come funzionava quella roba che aveva aperto per ultima, era il regalo dello zio, arriva la nonna: e questo non ti piace? indicando il giochino che gli aveva portato lei. E dopo la nonna, anche la zia. Prima l’una, poi l’altra. E il povero Luca non sapeva a chi dar resto. E il giorno dopo? Annoiato. Niente che lo rendesse felice. Perché, lui non sapeva come dirlo, ma ciò che davvero avrebbe voluto era semplicemente un po’ del nostro tempo. Da condividere con lui. Per Luca, per tutti i Luca del mondo, qualunque oggetto va bene, qualunque gioco. Se fa stare noi con lui. Lui con noi.
Allora? Allora un’idea. Facciamoglielo tutti insieme un regalo. Magari diviso in tanti pacchetti, così si divertirà ad aprirli. Poi, però, stiamo con lui. E ogni volta che l’andiamo a trovare giochiamoci. Condividiamo con lui il nostro tempo.
Un’altra cosa. Sicuro che su questo mi seguirete ancor meno. Non regalategli aggeggi elettronici. Ottimi strumenti di… rincoglionimento. Ed efficacissimi per renderlo agitato e irrequieto. Incapace di concentrarsi e di prestare attenzione. A casa e a scuola. Magari anche con disturbi del sonno, considerando che, per non sentirlo, gli permetteremo pure di portarselo a letto. Se poi volete fargli lo smartphone, aspettate almeno che arrivi in seconda terza media. Sapendo, però, che a quel punto non potrete esimervi dall’impegno di controllare l’uso che ne fa: il tempo che ci passa e per fare cosa.
Se poi a questo figlio, o nipote, o figlio d’un amico carissimo volete davvero bene… regalategli un libro. Ce n’è per tutte le età. Lèggere insegna a pensare.
E con gli adulti? Qui l’invito è ad ampliare il nostro campo visivo. A guardare oltre. Ogni giorno siamo aggrediti da immagini che vengono dai territori di guerra. Gaza, Libano, Ucraina sono parole che rimbombano nella nostra mente. E non ci sono solo queste… purtroppo. Migliaia, decine di migliaia di persone, adulti e bambini, ammazzate dalle armi più sofisticate. Orgoglio di certi reucci che si credono grandi. Che si vantano perché il loro missile, ultima invenzione della stupidità umana che spreca le sue energie per costruire sofisticati strumenti di morte, è più veloce e più distruttivo di quello del nemico. Si pavoneggiano. Con se stessi e con i loro cittadini. Nella speranza che questi, almeno per qualche minuto, dimentichino che saranno loro le vere vittime della guerra. I Putin o i Netanyahu di turno mai abbracceranno un kalashnikov. Mai andranno a combattere in prima linea. Né resteranno sotto le macerie.
Ma è Natale, e tradizione vuole che ci facciamo i regali. Che ne dite di regalarci, tra noi, un buon pranzo, magari anche qualche dolcetto o una fetta di buon panettone, e i soldi che avevamo messo in programma di spendere per i regali li mandiamo ad una di quelle organizzazioni che portano cibo e medicine ai bambini, alle donne e ai vecchi che non hanno né da mangiare né un analgesico che lenisca il dolore per la gamba amputata? Sono molte queste organizzazioni che operano in zone di guerra. Unicef, Save the Children, Medici senza frontiere, Emergency, Croce Rossa, Caritas, Mezzaluna Rossa… C’è solo l’imbarazzo della scelta.
Noi ci eviteremo il peso di accumulare altri oggetti inutili. A loro regaliamo un po’ d’ossigeno. Un pasto caldo, una garza pulita per fasciare una ferita, una tenda sotto cui ripararsi, una coperta o un cappotto da mettere per affrontare il freddo dell’inverno che sta arrivando.
Che ne dite, non sarebbe un Natale davvero buono? Sicuramente più cristiano. Meglio ancora, più umano.
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